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venerdì 27 aprile 2012

VERSO IL COLLASSO EURO

La crisi delle banche di Spagna e d’Italia, di cui avevamo scritto nel post  “l'implosione dell’euro è nei fatti”, è stata ieri ufficializzata dal declassamento di due gradini della Spagna, operato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, che prelude al successivo ulteriore downgrade anche del debito sovrano italiano.
Procede l’avvitamento della crisi dell'eurozona avvicinandosi  pericolosamente alla fase di stallo in cui gli eventi rischiano di precipitare.

Le banche spagnole e italiane, e di conseguenza i rispettivi Stati, sono tecnicamente fallite.

La situazione finanziaria europea è davvero giunta quasi al punto di non ritorno. A meno di coraggiose e tempestive decisioni a livello comunitario, improbabili peraltro in piena campagna presidenziale francese, gli eventi rischiano di anticipare qualsiasi utile strategia di contenimento della crisi. Certo nel breve si può contare sugli interventi della Bce sul mercato secondario nel tentativo di limitare il rialzo degli spread. La soglia di allarme rosso è a 500 punti. I cosiddetti firewall sono armi spuntate in partenza vista l’insufficiente dotazione di cui possono disporre in caso di salvataggio di Spagna e ’Italia.

Ormai quasi tutti i Paesi europei patiscono la crisi di liquidità che blocca l’economia. Il denaro non circola all’interno dell’Unione, nonostante il fiume di liquidità fornito alle banche dalla Bce con gli Ltro.

Spagna e Italia hanno perso l'accesso ai capitali per le vie di mercato. Le loro economie stanno collassando per mancanza di liquidità.

L’Europa è bloccata. Il denaro non circola più all’interno del suo circuito economico. E’ crisi di fiducia ormai. Le banche spagnole e italiane hanno difficoltà di funding.
Le banche in Europa non si fidano più l’una dell’altra, come dimostra il record di depositi overnight (circa 780 miliardi di euro) presso la Banca centrale europea. Piuttosto che prestarsi denaro tra loro, o darlo a imprese e famiglie per sostenere consumi e investimenti, preferiscono tenerlo parcheggiato rimettendoci. Questo il segno inequivocabile della gravità della situazione.

L'unico pilastro su cui ancora si reggono in piedi le banche italiane è l'incrollabile fiducia dei depositanti  -ma sono numerosi gli italiani che hanno esportato i capitali all'estero, come dimostrano i numeri del conto dei movimenti del capitale e i consistenti acquisti immobiliari a Londra e in Germania-che ancora gli lasciano in deposito i loro risparmi. E sappiamo che lo stock di risparmio privato degli italiani è tra i più alti del mondo.
Per coprire le esigenze di liquidità nel breve cercano di attirare clienti sui conti deposito, offrendo loro tassi d'interesse allettanti,  attingendo così anche al denaro dei piccoli risparmiatori, unico canale di approvvigionamento rimasto aperto, considerato che la loro capacità di finanziarsi presso la Banca centrale è seriamente compromessa dalla svalutazione delle obbligazioni di Stato da dare in garanzia come collaterale.

Ma nubi ancor più tempestose si addensano nel già oscuro orizzonte italiano.
Le banche del bel Paese, già debilitate dai grossi acquisti di titoli per sostenere il debito pubblico, indebolite dal forte aumento delle sofferenze sui crediti a causa della contrazione economica, potrebbero presto trovarsi ad affrontare anche il crollo dei valori immobiliari.
La manovra di risanamento dei conti che ha istituito il pagamento della tassa patrimoniale sugli immobili (Imu) potrebbe indurre numerosi italiani a mettere sul mercato le seconde e terze case nel duplice tentativo di ottenere liquidità per il pagamento delle rate dell’imposta e sbarazzarsi del tradizionale investimento nel mattone trasformatosi da rifugio in incubo, per gli alti costi di cui è gravato.
Facile prevedere cosa accadrebbe per le banche italiane.

Sembrano inoltre troppo ottimistiche le previsioni di recessione 2012 redatte dal Fondo monetario internazionale quantificate in un calo di 1,9% del Pil.
Tutto lascia prevedere un calo di tipo greco, più che quello delle previsioni ufficiali, considerati i dati sui pesanti effetti depressivi delle manovre di risanamento.

E’ giunto il momento di valutare individualmente le giuste mosse da intraprendere e le scelte da fare per attenuare il più possibile i pesantissimi effetti dello tsunami finanziario ed economico cui sembriamo inesorabilmente andare incontro.
                                             Enzo Picard
                                                            

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