Il mondo ha la memoria corta. La storia si ripete con i suoi corsi e ricorsi. L’umanità, preferendo rimuovere i ricordi meno
piacevoli, tralascia di imparare lezioni dagli errori del passato.
Come sempre, poco prima che le bolle scoppino, dai tempi dei tulipani olandesi del
1636, passando per il 1929 e arrivando alle follie della new economy del 2000, si sentono
e si leggono gli stessi discorsi.
Oggi come allora si afferma che i
mercati sono più avanti di tutti gli altri nei loro parametri di valutazione,
che nuovi paradgmi sono da prendere in considerazione.
Chi rimane ancorato alle vecchie idee non ha ancora capito come è cambiato il mondo.
NUOVO PARADIGMA: PAGARE I DEBITI STAMPANDO MONETA
Non é più come in passato, quando un’eccessiva offerta di
moneta avrebbe innescato l’inflazione. Questo indesiderabile -soprattutto per i creditori- effetto, per il momento non esiste perché la massa di liquidità resta
circoscritta all’interno del sistema finanziario. E rimanendo in esso finisce
per alimentare solo carta. Quella delle
obbligazioni, quindi dei debiti. Degli Stati e di private aziende.
L’aumento generalizzato dei prezzi non si
verifica per assenza di domanda. L’unica domanda in crescita è quella di titoli di debito e altre
attività finanziarie (titoli di Stato, obbligazioni ad alto rendimento etc.) e
con esse quella degli immobili in Cina, a sua volta in
difficoltà nel contenere stratosferici valori delle case, gonfiatisi a dismisura grazie
alla colossale liquidità affluita nei suoi forzieri, in cui sono contenuti poco
meno della metà dei titoli di Stato americani e immense riserve valutarie in
dollari.
LA BOLLA DEL DEBITO.
E’ la bolla che contiene in se tutte le altre. Da quella
dei corsi azionari ai massimi, al prezzo dell’oro sette volte quello di
dieci anni fa, al mercato degli Etf
passato dai 700 miliardi del 2009 ai 2.000 di fine marzo 2013. Per non
parlare dei derivati.
Quella che scoppiando potrebbe sommergere buona parte, se
non tutto, il sistema finanziario mondiale.
Dal 2008 ai giorni nostri la quantità di debito sovrano
in circolazione è quintuplicata, raggiungendo l’astronomica cifra di 23 mila
miliardi di dollari.
E’ una somma enorme, pari a Pil di Usa e Cina messe
insieme. Nello stesso tempo i tassi di rendimento su di esso sono caduti dal
3,28% di cinque anni fà all’1,34% di adesso. Come dire che il rischio sul
debito è diminuito col crescere dei debiti. Come se oggi i debitori, pur
essendo più indebitati, siano maggiormente solvibili, dunque meritevoli di una
valutazione di rischio più generosa.
Il nuovo paradigma è stato assunto dai mercati da quando è stata loro assicurata la certezza che sarà stampata moneta a oltranza.
Il nuovo paradigma è stato assunto dai mercati da quando è stata loro assicurata la certezza che sarà stampata moneta a oltranza.
Cosi ché, finché c’è debito c’è
speranza. Speranza che le banche centrali forniscano liquidità in eterno, perché
mai permetteranno un rischio di crollo sistemico.
Questa la più colossale delle distorsioni provocate da fasi
prolungatissime di espansione monetaria.
LA CRESCITA DEI BILANCI DELLE BANCHE CENTRALI
E mentre i tassi sul debito sono scesi al livello del
pavimento i bilanci delle banche centrali si sono gonfiati come mongolfiere.
Quello della Fed è passato dal 6,5% del 2008 al 26% del Pil americano nel 2012.
Il bilancio della Bce dal 15,7 al 31,9%. Della Banca del Giappone dal 22,1 al
33,6. Bilanci che riflettono come in uno specchio il mare di liquidità con cui
hanno innondato e sommerso il sistema finanziario. Talmente sommerso da
causarne il grippaggio di alcuni ingranaggi principali come quello della
valutazione del rischio di credito di cui già si parlava al tempo dei subprime.
Per affrontare la crisi di debito nella quale abbiamo
capito di essere piombati dopo la ribalta dei mutui subprime americani, i grandi
organismi finanziari del mondo, quelli come Goldman Sachs, in grado d’influenzare
le nomine dei governatori centrali, hanno fatto passare la soluzione a loro più
conveniente: favorire il pagamento dei debiti con l’emissione di moneta per i
più forti che dispongono della propria sovranità monetaria, senza causare
inflazione.
GLI SFIGATI
Sono in questo
contesto i Paesi del sud Europa come l’Italia, condannati dall’ortodossia
monetaria tedesca a languire nel credit crunch tagliando spese, senza contare, se non di riflesso e a soli fini speculativi, come mostra l’attuale discesa dello spread, sulla super
abbondanza di liquidità in giro per il mondo, costretti ad aumentare le tasse.
Fa venire i brividi sentire i media nazionali cantare vittoria per
il presunto successo con cui il tesoro avrebbe ultimamente collocato i titoli di Stato
italiani, negli stessi giorni in cui persino la Mongolia (rating spazzatura) ha
collocato con successo la sua prima offerta storica di titoli a 10 anni al medesimo tasso dell’Italia l’anno scorso.
IL LEGAME PERVERSO TRA DEMOCRAZIA E FINANZA
Su questo legame affonda le radici la principale
distorsione, con conseguente
allontanamento dalla situazione di equilibrio, dei mercati e delle società
democratiche. Essa nasce e si rafforza per l’effetto del perverso legame che si
è creato tra finanza e sistemi democratici.
Entrambi hanno il comune interesse a mentire.
In realtà nessuno in questo momento sa come uscire dalla
situazione in cui ci troviamo.
La speranza, o meglio la scommessa, di chi
ha promosso la strategia delle banche centrali, è che l’espansione di moneta a oltranza
faccia prima o poi ripartire consumi e investimenti. Tuttavia se questo non
accade non è prevista nessuna exit strategy.
Nessuno ha idea di come ritirare dalla circolazione la
grande massa monetaria senza provocare uno shock mortale all’intero sistema.
Aver inondato il sitema di liquidità per far fronte alla
crisi sistemica esplosa nel 2008 è stato come sommergere d’acqua una nave per
spegnerne l’ incendio a bordo. Oltre un
certo limite d'acqua profusa la nave affonda.
Enzo Picard
Enzo Picard