Translate

martedì 30 aprile 2013

LA BOLLA DEI DEBITI SOVRANI E PRIVATI



Il mondo ha la memoria corta. La storia si ripete con i suoi corsi e ricorsi. L’umanità, preferendo rimuovere i ricordi meno piacevoli, tralascia di imparare lezioni dagli errori del passato.
Come sempre, poco prima che le bolle scoppino, dai tempi dei tulipani olandesi del 1636, passando per il 1929 e arrivando alle follie della new economy del 2000, si sentono e si leggono gli stessi discorsi. 
Oggi come allora si afferma che i mercati sono più avanti di tutti gli altri nei loro parametri di valutazione, che nuovi paradgmi sono da prendere in considerazione. 
Chi rimane ancorato alle vecchie idee non ha ancora capito come è cambiato il mondo.

NUOVO PARADIGMA: PAGARE I DEBITI STAMPANDO MONETA
Non é più come in passato, quando un’eccessiva offerta di moneta avrebbe innescato l’inflazione. Questo indesiderabile  -soprattutto per i creditori- effetto,  per il momento non esiste  perché la massa di liquidità resta circoscritta all’interno del sistema finanziario. E rimanendo in esso finisce per  alimentare solo carta. Quella delle obbligazioni, quindi dei debiti. Degli Stati e di private aziende. 
L’aumento generalizzato dei prezzi non si verifica per assenza di domanda.   L’unica domanda in crescita è quella di titoli di debito e altre attività finanziarie (titoli di Stato, obbligazioni ad alto rendimento etc.) e con esse quella degli immobili in Cina, a sua volta in difficoltà nel contenere stratosferici valori delle case, gonfiatisi a dismisura grazie alla colossale liquidità affluita nei suoi forzieri, in cui sono contenuti poco meno della metà dei titoli di Stato americani e immense riserve valutarie in dollari.

LA BOLLA DEL DEBITO.
E’ la bolla che contiene in se tutte le altre. Da quella dei corsi azionari ai  massimi,  al prezzo dell’oro sette volte quello di dieci anni fa, al mercato degli Etf  passato dai 700 miliardi del 2009 ai 2.000 di fine marzo 2013. Per non parlare dei derivati.
Quella che scoppiando potrebbe sommergere buona parte, se non tutto, il sistema finanziario mondiale.
Dal 2008 ai giorni nostri la quantità di debito sovrano in circolazione è quintuplicata, raggiungendo l’astronomica cifra di 23 mila miliardi di dollari.
E’ una somma enorme, pari a Pil di Usa e Cina messe insieme. Nello stesso tempo i tassi di rendimento su di esso sono caduti dal 3,28% di cinque anni fà all’1,34% di adesso. Come dire che il rischio sul debito è diminuito col crescere dei debiti. Come se oggi i debitori, pur essendo più indebitati, siano maggiormente solvibili, dunque meritevoli di una valutazione di rischio più generosa.
Il nuovo paradigma è stato assunto dai mercati da quando è stata loro assicurata la certezza che sarà stampata moneta a oltranza.
Cosi ché,  finché c’è debito c’è speranza. Speranza che le banche centrali forniscano liquidità in eterno, perché mai permetteranno un rischio di crollo sistemico.
Questa la più colossale delle distorsioni provocate da fasi prolungatissime di espansione monetaria.

LA CRESCITA DEI BILANCI DELLE BANCHE CENTRALI
E mentre i tassi sul debito sono scesi al livello del pavimento i bilanci delle banche centrali si sono gonfiati come mongolfiere. Quello della Fed è passato dal 6,5% del 2008 al 26% del Pil americano nel 2012. Il bilancio della Bce dal 15,7 al 31,9%. Della Banca del Giappone dal 22,1 al 33,6. Bilanci che riflettono come in uno specchio il mare di liquidità con cui hanno innondato e sommerso il sistema finanziario. Talmente sommerso da causarne il grippaggio di alcuni ingranaggi principali come quello della valutazione del rischio di credito di cui già si parlava al tempo dei subprime.
Per affrontare la crisi di debito nella quale abbiamo capito di essere piombati dopo la ribalta dei mutui subprime americani, i grandi organismi finanziari del mondo, quelli come Goldman Sachs, in grado d’influenzare le nomine dei governatori centrali, hanno fatto passare la soluzione a loro più conveniente: favorire il pagamento dei debiti con l’emissione di moneta per i più forti che dispongono della propria sovranità monetaria, senza causare inflazione.



GLI SFIGATI
 Sono in questo contesto i Paesi del sud Europa come l’Italia, condannati dall’ortodossia monetaria tedesca a languire nel credit crunch tagliando spese, senza contare, se non di riflesso e a soli fini speculativi, come mostra l’attuale discesa dello spread, sulla super abbondanza di liquidità in giro per il mondo, costretti ad aumentare le tasse.
Fa venire i brividi  sentire i media nazionali cantare vittoria per il presunto successo con cui il tesoro avrebbe  ultimamente collocato i titoli di Stato italiani, negli stessi giorni in cui persino la Mongolia (rating spazzatura) ha collocato con successo la sua prima offerta storica di titoli a 10 anni al medesimo tasso dell’Italia l’anno scorso.

IL LEGAME PERVERSO TRA DEMOCRAZIA E FINANZA  
Su questo legame affonda le radici la principale distorsione,  con conseguente allontanamento dalla situazione di equilibrio, dei mercati e delle società democratiche. Essa nasce e si rafforza per l’effetto del perverso legame che si è creato tra finanza e sistemi democratici. 
Entrambi hanno  il comune interesse a mentire.
In realtà nessuno in questo momento sa come uscire dalla situazione in cui ci troviamo.
La speranza, o meglio la scommessa,  di chi ha promosso la strategia delle banche centrali, è che l’espansione di moneta a oltranza faccia prima o poi ripartire consumi e investimenti. Tuttavia se questo non accade non è prevista nessuna exit strategy.
Nessuno ha idea di come ritirare dalla circolazione la grande massa monetaria senza provocare uno shock mortale all’intero sistema.
Aver inondato il sitema di liquidità per far fronte alla crisi sistemica esplosa nel 2008 è stato come sommergere d’acqua una nave per spegnerne  l’ incendio a bordo. Oltre un certo limite d'acqua profusa la nave affonda.
                                                                                            Enzo Picard